«Chi legge un romanzo o assiste alla rappresentazione di un dramma aggiunge altre vite alla propria»: lo afferma Quirino Principe, nel suo ultimo libro appena edito da Jaca Book
Amichevole avvertenza: saltate a piè pari la prima ventina di pagine di questo ultimo libro di Quirino Principe, intitolato Il fantasma dell'opera (sottotitolo: Sognando una filosofia). Sono un po' pedanti, ed ostiche per chi non abbia dimestichezza con l'antico idioma greco. Ma poi, diciamo da fine pagina 27, il discorso prende a scorrere veloce, e non si ferma più. Perché Quirino Principe – una lunghissima attività di critico, musicologo, divulgatore, docente alle spalle – è come un torrente in piena, niente e nessuno lo può fermare. Tanto da aggiungere persino una non breve postilla, nell'ultimissima pagina, per dirci chi era Gaston Leroux, autore del celebre romanzo dal quale è preso a prestito il titolo di questo libro.
Una vena polemica inarrestabile
Il fantasma dell'opera contiene un forte, impetuoso pamphlet sull'odierno stato della musica, ed in particolare del nostro teatro d'opera.
Si parte così, in tono ora requisitorio, ora avvilito, dal primo capitolo Neige d'antan sino al quelli conclusivi, per individuare le remote origini, le colpe ed i colpevoli del deplorevole stato in cui versa il mondo musicale – quello della musica “forte” come la chiama Principe, accantonando il termine “classica” - dell'Italia di ieri e di oggi.
Il "fantasma" del titolo è lo spettatore invecchiato, abitudinario ed annoiato, e pure poco informato su quanto va a vedere e sentire. Specie umana, tra l'altro, quasi senza ricambio generazionale. Ma un altro, futuro fantasma è anche il bravo orchestrale: altra razza che sembrerebbe destinata a rarefarsi, sino forse a scomparire del tutto.
...ma anche meditativa
Questo perché il sistema formativo musicale nostrano sembrerebbe – secondo l'autore - sempre più allo sfascio, scontando un peccato originale che risale alla famigerata soppressione dell'istruzione musicale nelle scuole, sancita da Francesco De Sanctis nel lontano 1865. Lasciando gli scolari d'Italia – culla d'una civiltà artistica che dalla Camerata dei Bardi arriva ai giorni nostri – da allora nell'ignoranza più assoluta in materia. Salvo la buona volontà di qualche disponibile insegnante.
Però nel libro non troviamo solo questo. Vi sono anche degli intensi capitoli di riflessione su Heinrich Marschner, il negletto compositore di Der Vampyr e Hans Heiling; sul mito di Faust in musica; sulla figura di Carmen e le sue varianti, ed altro ancora. Al lettore il compito si scoprirli.